• Mar. Mag 14th, 2024

Cinque anni senza Maria Chindamo


Sei maggio 2021: cinque anni senza Maria

Lo scorso sei maggio 2021 in tanti presenti a Limbadi per ricordare Maria Chindamo, l’imprenditrice calabrese rapita e fatta sparire alle 7,15 del 6 maggio 2016 davanti alla sua tenuta agricola di località “Montalto” di Limbadi (Vibo Valentia).

Numerosi infatti davanti a ‘quel cancello’ a testimoniare che ‘Nessuno ha perso né la pazienza né la speranza’.

Come ha ricordato suo fratello Vincenzo Chindamo “La scomparsa di Maria ha aperto una ferita nei cuori della mia famiglia e nel cuore di un intero territorio. Ma il dolore si è trasformato in forza e la rabbia in reazione. A Limbadi lo scorso 6 Maggio, Istituzioni, Forze dell’Ordine Associazioni, Scuole sono state tutte insieme a chiedere a partire da quel cancello, una Calabria Migliore”

Tutti riuniti con gli occhi rivolti allo stesso cancello che per anni è stato unico testimone della verità. Una verità che ha inghiottito nell’oblio Maria ma non ha mai scoraggiato la sua famiglia, tutti coloro che l’hanno amata e amano e che sono ancora in attesa di veridicità e giustizia per la loro congiunta.

Dunque, come lo stesso fratello Vincenzo ha dichiarato: “Non solo per chiedere verità e giustizia ma per dimostrare che da storie come queste può nascere una Calabria Nuova che abbatta quella merda della subcultura di ndrangheta che macchia la bellezza di queste terre e ne impedisce la rinascita”.

Quel che oggi più che mai si fa strada nella ricerca della verità è che Maria potrebbe essere stata vittima di una vendetta per essersi rifiutata di cedere i suoi terreni ad un vicino con gravi precedenti penali.
Cosa ancor più difficile da ingoiare e affrontare è l’idea che il suo corpo sarebbe stato distrutto da un trattore o dato in pasto ai maiali.
A rivelarlo un collaboratore di giustizia, Antonio Cossidente, di Potenza, con un passato nel clan dei Basilischi.
Cossidente, compagno di cella di Emanuele Mancuso, del clan Mancuso di Limbadi che dal giugno del 2018 collabora con la giustizia, e che ha raccolto la rivelazione.
In uno dei verbali depositati dalla Dda di Catanzaro racconta: “Mi disse che era scomparsa una donna a Limbadi, un’imprenditrice di Laureana di Borrello, la Chindamo. Mi disse che lui era amico di un grosso trafficante di cocaina, P., legato alla famiglia Mancuso da vincoli storici e mi disse che per la scomparsa della donna, avvenuta qualche anno fa, c’era di mezzo questo P. che voleva acquistare i terreni della donna in quanto erano confinanti con le terre di sua proprietà. P. “.
Ed ancora: “Aveva pure degli animali, credo che facesse il pastore e questa donna si era rifiutata di cedere le proprietà a questa persona”.
P. a cui si riferisce il Cossidente è il cinquantatreenne di Limbadi arrestato nel luglio 2019 con l’accusa di concorso nell’omicidio di Maria Chindamo ma scarcerato dal Tribunale del Riesame di Catanzaro.
All’epoca dei fatti fu accusato di aver manomesso le telecamere di videosorveglianza della sua abitazione per evitare che riprendessero l’aggressione ed il sequestro della donna, avvenuti proprio di fronte alla sua proprietà.

Vincenzo Chindamo, fratello di Maria non esclude però le altre piste investigative, aggiungendo che: “La morte di Maria può essere stata decisa per finalità diverse ma combacianti”.

Ha inoltre ricordato il furto di alcuni mezzi agricoli subito a settembre dall’azienda , “un’azione che sembra molto più che un furto”, ribattendo che
Maria Chindamo, evidentemente dà ancora fastidio, la sua memoria, la sua impresa devono essere annullate.

Nessuno ha dimenticato né mai dimenticherà Maria Chindamo, 42 anni, che sparì cinque anni fa in un sentiero di campagna dove aveva appuntamento con un agricoltore suo dipendente, che l’attese invano.
Al suo posto, l’auto con il motore acceso e lo sportello sporco di sangue.
Proprio la presenza di macchie di sangue sul veicolo fece aprire alla Procura di Vibo Valentia un’indagine per sequestro di persona, omicidio ed occultamento di cadavere a carico di ignoti.

Ignoti che tutt’oggi pensano di aver seppellito l’anima ed il ricordo che tutti hanno di Maria, una donna coraggiosa, una madre coraggiosa che non si è arresa ai compromessi sporchi di chi voleva calpestare la sua dignità, i sacrifici e la terra che decise di proteggere per i suoi tre figli.

Figli che da quel momento hanno trovato soccorso, sostegno e tutela dallo zio Vincenzo che nemmeno per un attimo si è sottratto al suo ruolo, uno zio che combatte e non si darà pace fino a quando non si otterrà #veritàegiustiziapermaria

Lo scorso 28 aprile in occasione della quarta edizione del Premio della pace e della solidarietà Santa Caterina da Siena – Soriano Calabro è stato assegnato il premio “in memoria” a MariaChindamo
“Per il coraggio di essersi ribellata a una sorte segnata dalla violenza e dalla mentalità ‘ndranghetista, contrari alla liberta e dignità umana e ai principi del Vangelo”.

Una MEMORIA VIVA quella che si concretizza attraverso iniziative come queste che vedono una Calabria vicina a Maria, una Calabria che merita verità. Che vedono una famiglia che supera l’omertà e non si sventra, malgrado il dolore lacerante, che vedono tre figli chiedere giustizia e poter finalmente abbracciare il destino che ha investito la loro madre ed il loro di riflesso.
Una memoria viva anche per noi di #unadimeno perché Maria è una costante luminosa che grida inarrestabile, perché siamo tutte Maria.

controlliamonoileterredimaria

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Di Annamena Mastroianni

Docente. Media Educator. Formatrice.

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